Cenacolo

Il Circolo della Giumenta Imbalsamata ha come scopo la promozione e la diffusione della conoscenza della “bassa” e della alta cultura equestre, che in Italia sono state colpevolmente lasciate decadere e che sono state sostituite dalle nuove mode lalliste provenienti dall'estero.

I componenti del “Circolo” condividono amore e rispetto per il cavallo, la base comune a tutti i veri cavalieri di tutti i luoghi e di ogni tempo.

Il “Circolo” è a numero chiuso, si accede per esplicito invito del Direttorio o per richiesta di adesione da parte dell'interessato che è valutata ed – eventualmente – accettata.

I Partecipanti al cenacolo danno il loro contributo in forma libera, gratuita e volontaria, lo scopo è favorire la diffusione culturale e migliorare le conoscenze del “pubblico pagante” del web che può chiedere spiegazioni e domandare di trattare argomenti specifici seguendo modalità offerte a parte.

Col tempo - speriamo - che si formerà un archivio ben delineato quale punto di riferimento dove - chi vuole - potrà accedere facilmente a temi specifici di suo interesse.

Tenteremo – da un lato - di riesumare la cultura dei carrettieri, dei cavallari, degli uomini di cavallo di un tempo e – dall'altro lato - di diffondere il pensiero dei Grandi Cavallerizzi da Xenophon a Oliveira.

Tutto questo dibattendo temi specifici affrontati da diversi punti di vista, infatti, i componenti del cenacolo sono di differenti orientamenti equestri ma tutti avranno pari dignità di espressione a patto che seguano le poche semplici norme che andiamo ad esporre, queste:

si affronta un argomento alla volta.
Mai andare O.T.
Il tema, una volta sviluppato, va sintetizzato, concluso e archiviato.
Assolutamente vietati gli attacchi personali e le provocazioni.
Chi devia da queste semplicissime regole viene cacciato immediatamente a calci in culo.

martedì 22 novembre 2016

La voce 17

prendo atto che c'è differenza tra ammaestramento e addestramento, tra equitazione e tutto il resto. e però leggo:
  

"Il metodo dell’equitazione accademica in nulla differisce da quello che è impiegato fin dall’inizio della prima parte dell’ADDESTRAMENTO, ed è, d’altra parte, il solo di cui l’uomo dispone per ADDESTRARE qualsiasi animale" (Generale Decarpentry, Equitazione accademica, Henry Neveu 1949).



perchè usa il termine ADDESTRAMENTO, DRESSAGE? 





ps: non riesco ad accedere al soccorruomo. come faccio?

martedì 15 novembre 2016

La voce 16

Quello che citi è ammaestramento... ovvero: lallitazione, cricetazione ecc. ecc. appunto.

Possiamo aggiungerci il clikkero e siamo a posto.

Ovvio che possiamo trattare il cavallo come un pollo:


oppure come un rettile: 



Ma questo è un altro argomento.









La Voce 15

E mentre noi ci sollaziamo a montare a cavallo, c'è tutto un universo di gente a cui montare non interessa affatto.
Ecco che nasce l'equility (L'art de la voix avec le chavel, c'è pure il sito, dateci un'occhio) una nuova disciplina in cui si insegna ai cavalli a fare cose comandati dalla voce e dalla postura, esattamente come l'Agility coi cani.
La tizia che ha inventato ciò (e fa stage in tutta Europa, io l'ho vista un paio d'anni fa alla solita Fiera di Verona) è Catherine Senn, la quale sul suo sito parla di EDUCAZIONE del cavallo con la voce, non di addestramento o di equitazione.
Parla di rapporto, di scambio, di stimoli, di individualità ecc.
Ecco qui il link ad un video di uno stage:

https://www.youtube.com/watch?v=heFfphDvhOo

Gli studenti sono tutti studentesse e i cavalli sono tutti.. giudicate voi.

Questo è il livello "master and commander" dell'Equility.
https://www.youtube.com/watch?v=3dsPTiC3EjQ

Io noto molte cose nel cavallo, compresi segni di stress. Noto il posizionamento dell'ostacolo, il posizionamento dei birilli e le barriere che Catherine erige utilizzando il proprio corpo per incanalare il cavallo in una direzione.

Il cavallo che fa? Evita l'esercizio svariate volte prima di farlo (peccato che non ci sono state ripetizioni, avrei voluto vedere se, riprovando, avrebbe saltato ancora). Se utilizziamo la voce, come scrive la Senn nel suo sito, come aiuto che suggerisce e non sottomette, che stimola nel cavallo curiosità e spirito propositivo, avremo questo. Un cavallo che ha capito benissimo cosa deve fare (ripeto che la disposizione degli oggetti in campo e la posizione dell'addestratrice avrebbero suggerito anche a un cavallo sordo, che quindi non sente nessuna voce, che l'esercizio consisteva nel saltare il cavalletto) e che non lo fa o per lo meno prova a non farlo.
A parte il fatto che non c'è nulla di più diseducativo, non sono certa che al cavallo piaccia o faccia bene avere la possibilità di scegliere.
I segnali che da il cavallo non dimostrano serenità, almeno per quel che vedo io.

Inoltre, questo approccio "vocale" ha un grosso limite. Non puoi far fare le cose al cavallo. Il cavallo ha davanti una cosa nuova, mettiamo un saltino. Bene, lei gli dice "vai" e il cavallo parte al trotto. Quando schiva il salto, lei non può che riproporglielo, ma non può farglielo fare, non può condurlo lei a fare il salto. L'addestratrice può solo aspettare che il cavallo faccia il salto (casualmente o perchè dopo un pò cerca di cambiare qualcosa per finirla lì ed evitare l'ennesima ripetizione) e poi complimentarsi con lui e gratificarlo. Ma dopo comunque va riproposto ancora un po di volte perchè il cavallo deve associare i complimenti proprio al saltino. Ci vuole tempo eh. Pensate che stress per il cavallo. Magari ci vogliono 200 anni prima che fa l'esercizio giusto da solo e che lo associa alla richiesta vocale.
Se invece sul cavallo ci stavamo in sella, con le redini e le gambe gli avremmo mostrato la via verso il centro del saltino e l'avrebbe fatto al primo colpo, senza stress, senza decisioni da parte del cavallo, senza scelte sbagliate o giuste. Si sarebbe preso subito carezze e complimenti e fine del discorso, a domani cavallino, vai in box.

Il mondo è bello perchè è vario ed è evidente dai video che a praticare questa disciplina sono persone non interessate all'equitazione ma ad avere un rapporto col cavallo (infatti si sono scelti e hanno acquistato cavalli inadatti all'equitazione). La mia domanda è però: davvero questi cavalli che fanno queste cose e sono più felici dei nostri? Quelli sono davvero "curiosi e propositivi" e i nostri sono dei "grigi esecutori"? Davvero al cavallo piace più quel lavoro (con la sua certa libertà di scelta) di quello sotto la sella (che presume l'obbedienza)?

lunedì 14 novembre 2016

La Voce 14

secondo il regolamento FISE salto ostacoli in vigore:
"Sotto pena di eliminazione, sono vietati gli aiuti di compiacenza. E’ considerato tale qualsiasi intervento, sollecitato o no da chiunque promosso, fatto con lo scopo di facilitare il compito del concorrente o di aiutare il suo cavallo nell’affrontare il percorso.
In casi particolari la Giuria può autorizzare il concorrente ad entrare in campo con l’aiuto di un’altra persona.
Non sono considerati aiuti di compiacenza tutti gli aiuti ad un concorrente a terra.
Sono invece considerati aiuti di compiacenza tutti gli interventi a favore di un concorrente in sella durante lo svolgimento di un percorso.
........
Agli istruttori degli allievi che partecipano alla categorie B100 (purché di precisione PF 1 o 2) o inferiori è consentito entrate in campo durante la gara".

ne deduco:
1) la voce si può usare, basta che ad usarla sia il cavaliere;
2) la voce per aiutare cavallo e cavaliere la può usare anche chiunque (quindi non solo il cavaliere) fin tanto che concorrente non è a cavallo (concorrente a terra)
3) la voce l'istruttore la può usare (suggerendo al cavaliere dove girare o se mettere gamba o se aspettare o facendo la rana o l' "oooh" al cavallo) se si tratta di percorsi amatoriali di allievi.

cosa vuol dire? che la FISE riconosce eccome che la voce può fare la differenza e che è un aiuto molto potente. sia per il cavallo che per il cavaliere.

Per quanto riguarda la mia esperienza, posso dire che la voce non è, a mio avviso, un aiuto naturale per il cavaliere. Abbiamo il corpo sopra a quello del cavallo, stretto, a contatto.
Ho visto ieri sera un servizio delle Iene sulla nostra atleta parolimpica, schermitrice, senza braccia e senza gambe. Ha mostrato come funziona la sua protesi. Basta la contrazione di un muscolo per fare aprire la mano patacca e di un altro per farla aprire.
Il cavallo è una sorta di protesi, anche lui lo possiamo fare aprire e chiudere con la contrazione di un muscolo. E le contrazioni muscolari/impulsi nervosi per compiere un'azione diventano - con la ripetizione - dei veri riflessi condizionati.
Se io voglio flettere il cavallo o girare o fermarmi io non penso all'azione da fare, l'azione non passa dalla mia testa. Io visualizzo solo il risultato, cioè l'alt o la flessione o la curva. Allo stesso modo la nostra atleta parolimpica non pensa "ora voglio aprire la mano patacca, devo contrarre quel muscolo" ma semplicemente pensa di aprire la mano della protesi ed essa si apre.
Come funziona ciò? Funziona con il principio dell'arto fantasma. Ovvero, anche se l'arto non c'è più, l'impulso nervoso passa lo stesso, i tuoi nervi e muscoli non sono consapevoli fisiologicamente che non c'è più la mano. Il tuo cervello manda il comando alla mano farlocca proprio come se fosse la tua mano, non fa passaggi intermedi, il messaggio è chiaro, fulmineo, istantaneo.
Il movimento diventa inconscio, quasi.
Il cavallo funziona un pò così.
La voce è diversa, non può essere così immediata, fulminea, va sempre pensata e trasfusa dal pensiero alle corde vocali o alla bocca o alla lingua.

Poi, certo, per cose basilari la voce può sostituirsi all'aiuto del cavaliere. Metti il bambino sul ponetto che non avanza, se il bimbo non mette la gamba l'istruttore può ottenere lo stesso l'avanzamento facendo la rana (o lanciando sassi nel sedere del ponetto, dipende dalla distanza e dalla disponibilità di pietre nelle immediate vicinanze).

Quando invece la voce la usa il cavaliere, essa è un rafforzativo dell'azione fisica.
In una linea stretta, se entro a fuoco, appena il cavallo si riceve rientro in sella, arretro le spalle, chiudo i pugni e, se non rientra abbastanza e celermente, do anche la voce ("oooooo").
Il fischio non lo uso e non lo sopporto, lo ritengo del tutto inutile per fermare o rallentare il cavallo: nelle fasi concitate in cui serve aggiungere la voce agli aiuti fisici (es: rallentare nella linea corta di cui sopra) non è possibile mettersi a fischiare.


sabato 12 novembre 2016

Voce13

Esperienze dirette.

Il vostro affezionatissimo ricorda che da bambino usava due fischi: quello di famiglia e il fischio della banda... della banda di monelli alla quale appartenevo.
Ogni carrettiere aveva la sua serie di campanelli e cianciane che - assemblate assieme - producevano un suono unico, tant'é che, tra le decine di carri che passavano, mia nonna e gli altri famigliari sapevano perfettamente quando era quello di suo marito che arrivava,

Alla stessa maniera, la gente di cavalli, aveva i classici suoni, coi quali si comunica collo lallo, "personalizzati" per provincia, insomma, la comunicazione sonora, quando l'uomo viveva in simbiosi cogli animali, era importantisima i sussurratori ci son sempre stati son sempre esistiti.

Come abbiamo visto, sia gli etologhi che i grandi addestratori dicono che il lallo è in grado di capire qualche centinaio di parole/di suoni, il vostro affezionatissimo molto più modestamente ne ha insegnate al suo lallo solo alcune, eccole:

raganella - avanti
OHH - rallenta
LA' - fermo/fermati
bra bra - passo di squola
su su - passo spagnuolo
pssoohh - passo
tro tro - trotto
HOP HOP - passage
glop glop - galoppo
cush cush - sdraiati
EEEEEHHH - terribil voce
oooohhhhh - voce soave
a posto - campo
ALE' - levata
mucimuci* - passi indietro
cambio - fai dietrofront
tò tò - prendi le delicatessen
GGRRRR - attento che mi sto incazzando

*mucimuci è quel suono che si fa per chiamare il gatto... dei "bacetti" schioccati senza soluzione di continuità.


Dunque, il lallo capisce il tono ma - col tempo - anche le singole parole, basta differenziarle bene e ripeterle ostinatamente assieme agli aiuti convenzionali, questa è la tecnica che ho sempre usato.

Inoltre, la comunicazione verbale praticata da terra, può essere usata - con ottimi risultati - anche  dalla sella, specialmente per arie particolari, mentre, le posture parrellate, le pressioni degli occhiacci - una volta in groppa allo lallo - non servono più, sono inutilizzabili.

Alcuni giorni, fa il vostro affezionatissimo, ha fatto un esperimento.

Confesso che non ho alcuna esperienza di attacchi e di tecniche per far lavorare i lalli in campagna o nei boschi ma ho una piccola capacità nel condurre un lallo alle redini lunghe.

Una reminiscenza mi è sorta da antigui ricordi d'infanzia: la lettura dei libri di Jack London... Buck, il Klondike, la febbre dell'oro, i lupi, le mute e dei cani... con un paio di clic ho trovato questo. il codice (inglese) che si usa per condurre una muta si cani da slitta:

GO oppure HIKE = (pronuncia GO/HAIK), VIA! PARTENZA!  

STAY                   = (pronuncia STEI), stare fermo  
LINE                   = (pronuncia LAIN), stare in linea col muso rivolto in avanti e tenendo 
                             la "tug-line" ben tesa (in corsa come da fermo)  
GEE                    = (pronuncia GI), destra  
COME GEE          = (pronuncia CAM GI), inversione a 180 gradi a destra  
HAW                   = (pronuncia HA), sinistra  
COME HAW         = (pronuncia CAM HA), inversione a 180 gradi a sinistra  
AHEAD               = (pronuncia EHED), diritto, avanti - nel caso di un incrocio o di sorpassi  
TRAIL                 = (pronuncia TREIL), PISTA! Prima di un sorpasso.  
EASY                  = (pronuncia IISI, s di rosa), rallentare!  
WHOA                = (pronuncia UOOò), FERMA! STOP!  

Forse non lo sapete, ma il mio lallo ha la navicolite, e - stranamente - non può lavorare a meno che non gli faccia indossare dei ferri particolari con solette particolari; siccome ho deciso di metterlo in pensione, l'ho lasciato scalzo e ho notato che col riposo/l'inattività è migliorato moltissimo, tant'è che -a volte - sembra che sia "guarito", spero che col tempo possa fare - da scalzo - delle tranquille promenades e leggieri exercitii,* per ora, appena forzo un pochino comincia a marchicchiare, dunque, desisto e mi limito ad un leggiero lavoro alle redini lunge.

(*Speranza vana, l'episodio in essere risale a qualche anno fa, ora il lallo è latino ma perché è ferrato in maniera particolare, scalzo appena forzavo un pochino cominciava a claudicare.)

Dunque, ero al passo dietro le chiappe del Caimano, mi son ricordato del linguaggio per i cani da slitta e che per andare a sx si dice giii per andare a dx si dice aaa, dunque, ho comiciato ad usare la voce abbinata all'azione delle mani: gi e aaa...aaa e gi mi son fatto una cinquantina di metri dando una decina di comandi associati, dopo di che, son stato fermo colle mani e ho usato solo gi e aaa - aaa e gi,  il Caimano ha risposto come e meglio di un husky groelandese di vecchia esperienza.

la voce 12

la voce come prezioso aiuto è ben descritta e spigata da Grisone nel ordini di cavalcare , più specificatamente nel libro secondo , anche se è menzionata sempre e costantemente in tutti i volumi , indice di consono, usuale ed indispensabile sistema per chi di cavalli qualcosa ne capiva .
Leggendolo se ne traggono fondamentalmente due verità :
la voce ha effetto se è compresa dal cavallo , quindi se più si avvicina al suo linguaggio ;
la voce altera il nostro posizionamento , quindi aiuta il cavallo a comprendere .
parto dalla seconda :
Io non so se intendeste, quando ho detto che al tenere si aiuti il Cavallo con la voce. per questo quanto piu posto diffusamente dichiaro , che quando l’aiuterete di voce, direte a tempo questa parola, con un tuono da porgergli animo, hap, hap, overo hep hep, overamente quando volete aiutarlo ch’egli si lievi, non solo avanti, ma anco di dietro, & tanto piu a i salti, o con calci, o senza calci direte, hop, hop .

pronunciando queste paroline ad alta voce , si nota come i muscoli addominali da seduti si contraggano , spingendo impercettibilmente il bacino in avanti o verso l'alto , cosa che , unita ad una voce incitante comunicano chiaramente le nostre intenzioni al cavallo ed anche da eretti a terra , spingono ed accompagnano il nostro corpo anche impercettibilmente , ma quel tanto che basta per farlo comprendere ad una preda come il cavallo , suscettibile e reattivissima alle minime mutazioni.

per il linguaggio del cavallo ,  bisogna descrivere il suo nitrito d'ira , poi lo uniremo al nostro ; il nitrito dell'ira è brevissimo ed acutissimo ed è il suono che emette quando calcitra e perquote con danno , molto simile al ruggito del leone .
lo unisco al Grisone :
 Et accioche non vi confondiate, vi dico, che quando egli usa qualche malignità, o di muover la testa, o d’impennarsi , o si pone in su la briglia, overamente procede in altri errori, il castigo di voce sara horrendo, & iratamente direte con un grido aspro qualunque piu vi piacerà di queste parole, orsu, orsu, o la, o la, ha ha traditore, ha ribaldo, torna, torna, ferma, ferma, torna qui, torna qui, & in simili modi. nondimeno pur che’l grido sia terribile, direte quella parola che vi parerà piu conforme , & al proposito a terrore , & correttion del Cavallo, & continuerete questo sin tanto che egli dura nel disordine ; et farete la voce piu o meno alta, secondo che piu o meno sara la gravità dell’errore. 

se invece vogliamo far capire che è stato particolarmente bravo useremo il suo nitrito d'amore , d'attaccamento , dove la voce si fa sentire per più tempo , e risulta più grave e sommessa :

Ma quando egli sara gia vinto, dovete dapoi subito tacere, overo con un tuono piaceuole & bassa mutar voce, assecurandolo sempre, & toccandogli con la man destra sopra la marcatura del collo, & o in essa fra i crini , o verso il garrese alcuna volta grattargli, o con voce sommessa direte questo, ho, ho, ho, ho, & piu & meno secondo che conoscerete che basti per assecurarlo, & in un tempo questo direte con la bocca, & quello farete con la mano.

c'è anche da non dimenticarsi che con l'udito il cavallo percepisce l'acqua a km di distanza , perlopiù percependone le vibrazioni , cosa pienamente sfruttata in antichi tempi da berberi e spagnoli , ma questo è un approfondimento da rimandare , in ogni caso anche le minime variazioni nella nostra cassa toracica 
sono da lui percepite ed analizzate


venerdì 11 novembre 2016

La voce 11

Prima di esporre la mia idea sul perchè chi monta a certi livelli usi molto poco la voce (o la usi in situazioni particolari, tipo quando è prossimo alla morte dentro un oxer), riporto un passo che mi ha fatto sorridere. Notare l'anno di pubblicazione. 

"La voce è l'AIUTO MORALE. Oggi si fa poco uso della voce quando si monta a cavallo.- purtroppo infatti è molto mal considerata. L'obbligo di non parlare al cavallo durante i concorsi di dressage contribuisce a questo fatto benchè la finezza dell'udito del cavallo sia tale che si potrebbe benissimo impiegare la voce senza che alcun giudice possa accorgersene. Durante l'educazione, tutti impiegano la voce per il lavoro a terra e in particolare per il momento del lavoro alla pastoia che permette al cavallo di acquisire un vocabolario minimo ma fondamentale, tra l'altro, per la sicurezza del cavaliere (oh, piano, attenzione). Per il cavaliere che fa tendere a zero gli interventi fisici, la voce permette di evitare aiuti fisici coercitivi al momento dell'apprendimento di certi esercizi in sella come l'alt e la partenza al galoppo. Il non uso della voce durante l'educazione in sella costituisce un ERRORE PSICOLOGICO. La sua forza di persuasione è tale che è grazie ad essa che l'uomo impone con maggior facilità al cavallo il riconoscimento della sua SUPERIORITA' SOCIALE. D'altro canto, è in parte con la sua voce che lo stallone impone la sua superiorità gerarchica. Il processo, dunque, non potrebbe essere più NATURALE. Non far uso della voce vuol dire anche misconoscere la PERSONALITA' FISICA del cavallo: essa infatti permette spesso di evitare delle contrazioni provocate dalla mano o dalla gamba. Il cavallo è molto più sensibile all'intonazione che al significato delle parole. Sensibile alla ricompensa, il cavallo – che è un emotivo – è più impressionato dalla minaccia che dal castigo, i cui effetti nel tempo si attenuano”

Jean Yives le Guillou, il nuovo grande libro dell'equitazione dell'uomo centauro, Edizioni Mediterranee, Roma, 1991

Ho evidenziato alcuni vocaboli che, nel 1991, forse erano cosa rara da rinvenire in un testo di tecnica equestre e che oggi sono ripetuti alla nausea in qualunque opuscolo divulgativo e in qualunque forum equestre. la voce sarebbe l'aiuto "morale", dove non è chiaro che l'aggettivo "morale" vada inteso in senso umano (nel senso di aiuto "etico") o nel senso equino (nel senso che la voce sarebbe un aiuto atto a incidere, più che sul fisico, sul "morale" del cavallo, incutendogli ora paura, ora attenzione, ora calma, ora soddisfazione).
Non utilizzare o utilizzare poco la voce sarebbe invece un "errore psicologico" (purtroppo, anche qui, non viene ben sviscerato il concetto... cosa si intende per errore psicologico non lo so, suppongo si intenda che senza voce la strada dell'apprendimento degli aiuti è per il cavallo molto più complicata e frustrante e che comporta la somministrazione - non necessario se si usassero i comandi vocali - di aiuti di gamba e di mano talora forti e impressionanti per il puledro... ma queste son mie supposizioni).
Ed ecco che compare, sotto mentite spoglie, il concetto di leadership - per altro con un grossolano misunderstanding - per il quale l'addestratore dovrebbe fare le parti dello stallone (presumo non dal punto di vista sessuale, ma il mondo è bello perchè è vario) e imporre la propria "superiorità sociale", con implicito richiamo alle regole del branco.
Non poteva allora mancare lo scontato riferimento alla "naturalità" dell'aiuto vocale e alla "personalità fisica" del cavallo.


Io, che pure un minimo di doma e di addestramento me ne occupo, non ho capito molto. non c'è niente di tecnico e pratico in queste righe. E però è un assist sornione a quelli che sarebbero diventati poi i temi vincenti delle natural horsemanships.

PS: non conosco nessuno che, mentre fa un alt, non sussurri di nascosto "mmm" al suo cavallo o non espiri vistosamente (doppio aiuto, di assetto e pure percepibile uditivamente dal cavallo).

giovedì 10 novembre 2016

La voce 10.

Cara Chicca, ho tentato di ingrandire i caratteri minuscoli che hai usato e ho messo correttamente i video...

Per quanto riguarda Klimke, dobbiamo considerare che era un dressagista, dunque, preparava cavalli da competizione, il fine era che dovessero eseguire le varie figure figure senza l'uso della voce.

Teniamo presente che quando nacque la FEI, il direttivo era composto per lo più da militari con il generale Decarpentry in testa, che applicarono - di fatto - i loro regolamenti all'uso sportivo.
Stranamente il completo si chiamava "military".
Ecco perché - in gara - era vietato/è vietato perfino la rana e il fischio.

Questa è una mia deduzione logica, ma sono pronto ad accettare una spiegazione "ufficiale".

Mimmuccio. (Mimmuccio è il nick name del direttorio)

La voce 9

posto un video in cui si vede bene un grande uso della voce applicato al cavallo



video a mio parere interessante e bello, testimone di un mondo che è in gran parte scomparso con tutte le sue tradizioni (un peccato).

È la prova che i cavalli capiscono perfettamente gli aiuti vocali e vi obbediscono diligentemente.

Anche in questo video ci sono animali al lavoro, per la precisione buoi.
Anche con loro la voce funziona, tant'è che il contadino che li conduce ne fa largo uso.




E qui un simpatico border collie, che pure ha imparato ad associare diversi oggetti al loro nome.
https://www.youtube.com/watch?v=Y2kEwTxXTzY(il linco è sbagliato!)

Il fatto che si possono condurre buoi, cavalli e cani allo stesso modo è a mio avviso indizio del fatto che non siamo nel campo dell'equitazione ma, in genere, dell'ammaestramento indistinto degli animali. Sicuramente si può fare pure con la scimmia, il delfino, il maiale, l'elefante ecc..

E allora. Se la voce funziona (e abbiamo visto che funziona) come mai Klimke ci dice di usarla, sì, all'inizio e poi di sostituirla con altri aiuti? Solo perché se tutti la usano poi viene fuori una confusione bestiale? Io non credo...

voce 8

ecco, mi riallaccio all'ultima affermazione su "voce 7" per segnalare che anche io ho l'impressione che, sì, i grandi uomini di cavalli usino la voce, però anche secondo me tale uso è relegato più che altro a una fase iniziale dell'addestramento. Sul punto vorrei citare alcuni brani di Klimke.

 
(puledro alla corda ndr)
L'uomo a terra con la corda indica con la frusta nella direzione della grippa del cavallo. Egli è pronto a toccarlo leggermente sull'anca con la pioggia e a sostenerlo a vice con un comando di “avanti” per infondergli coraggio, nel caso dovesse inciampare nel passo.  
(puledro in doma a sella ndr)
Tutto il comportamento del cavaliere nel corso della doma è rivolto al fatto di adeguarsi al movimento del cavallo. Il cavaliere non prende l'iniziativa con i suoi aiuti, in quanto il cavallo non li conosce, ma attende e regola la cadenza con il frustino e la voce; il frustino va tenuto appoggiato contro la spalla. L'uso della voce deve essere ben dosato. Un chiacchiericcio continuo con il cavallo non solo è inutile ma può addirittura essere dannoso; il cavallo memorizza comandi e parole concise. Un flusso di parole rende il puledro insicuro e non è assolutamente compreso. … quando il puledro si è calmato e rilassato passeremo il programma di addestramento sull'obbedienza agli aiuti direzionali del cavaliere in dirittura. Per fare questo si fanno aderire bene le gambe al costato con l'incentivo di un leggero colpo di frustino e il sostegno della voce. Se il cavallo reagisce viene immediatamente premiato. Se non reagisce dobbiamo rafforzare gli aiuti. Con la ripetizione continuata della combinazione gamba-frustino-voce cerchiamo di indurre il giovane cavallo ad aumentare il movimento in avanti da solo, limitandoci esclusivamente a una pressione della gamba sul costato diminuendo progressivamente l'uso della voce e del frustino per inserirli nuovamente solo nel caso in cui il puledro non risponda alla gamba.

Reriner Klinke, l'addestramento del puledro, GEA 1990, Milano